Si dice, da una fonte governativa, che ben 57 delle 77 province thailandesi si trovino ad affrontare livelli pericolosi di polveri sottili. In effetti, tredici zone hanno già battuto l'allerta rossa a causa dei livelli elevati di quelle minuscole particelle – PM2,5, ossia particelle con un diametro di 2,5 micrometri o meno – come riferito da Gistda alle 8 del mattino. Insomma, il problema non è nuovo e gli albergatori richiedono un intervento urgente.
Già a gennaio la situazione a Bangkok era alquanto drammatica: i turisti, costretti a rimanere al chiuso, si sono ritrovati a dover fare i conti con un’inquinamento che rendeva quasi impossibili le attività all’aperto; non è raro sentire parlare di centinaia di scuole che hanno dovuto sospendere le lezioni, mentre la città conquista il triste titolo di una delle aree più inquinate al mondo.
Non è solo Bangkok a soffrire: in altre regioni l’aria diventa praticamente irrespirabile. Per esempio, province come Pattani, Yala, Satun, Phatthalung, Narathiwat, Phuket, Songkhla, Trang, Lampang, Phayao, Phang Nga, Ranong, Surat Thani, Chiang Rai, Chumphon e Nakhon Si Thammarat mostrano livelli estremi di inquinamento. D’altro canto, si registra una qualità d’aria migliore in posti come Krabi, Lamphun, Chiang Mai e Mae Hong Son.
Molti albergatori locali, quasi in toni d’urgenza, invitano il governo a mettersi in gioco con tutte le parti interessate per arginare questo problema. A dir generale, lamentano i costi elevatissimi necessari per garantire un’aria pulita agli ospiti, fatto che danneggia direttamente il turismo.
È curioso notare che, nonostante l’aria pesante, durante l’alta stagione gli hotel non hanno registrato cancellazioni legate all’inquinamento. Questo, in gran parte, deriva dal fatto che i gestori si impegnano a fondo nella manutenzione e nella pulizia costante dei sistemi di aria condizionata e dei purificatori – in modo da rispettare, almeno in teoria, gli standard di sicurezza richiesti.
Ciononostante, appare evidente che occorra una revisione radicale dell’intera filiera turistica: è necessario incentivare servizi ecocompatibili e ridurre l’impatto dell’inquinamento, insomma per far tornare un turismo più sano e vivace.
Ad esempio, il governo potrebbe spingere il settore privato a partecipare attivamente, offrendo sussidi ai tour operator che scelgono veicoli elettrici oppure promuovendo l’adozione di metodi di trasporto a basse emissioni di carbonio.
Diverse voci di esperti sottolineano la necessità che il Clean Air Act venga promulgato il prima possibile, affinché la legge sia applicata in maniera rigorosa e che lo smog venga combattuto su ogni fronte.
Infine, non bisogna dimenticare che il problema non nasce solo dal turismo; anche le fabbriche situate vicino a grandi città, come ad esempio Bangkok, svolgono un ruolo significativo nel peggiorare la qualità dell’aria.