
Il turismo spaziale non è più il sogno lontano della fantascienza; oggi si vive una realtà sorprendente grazie a realtà come SpaceX, Blue Origin e Virgin Galactic, che continuano a spingersi oltre ogni limite. È un miscuglio di innovazioni high-tech, discussioni sui costi – e sì, anche qualche preoccupazione ambientale – che apre le porte a una nuova frontiera, un po’ caotica eppure affascinante. In questo articolo si accennano, in modo quasi improvvisato, i principali protagonisti, le sfide tecniche, gli ostacoli economici e dove tutto questo potrebbe portare.
Un ristretto gruppo di imprese ha già tracciato la propria rotta nel turismo spaziale. Le loro idee audaci – a dir poco quasi irreali – hanno inaugurato un ritmo che l’intero settore, giorno dopo giorno, fatica a seguire. È come se il mondo dello spazio, con tutte le sue contraddizioni, si stesse ribaltando in un susseguirsi di colpi di scena imprevedibili.
SpaceX ha fatto davvero parlare di sé. Fondata da Elon Musk nel 2002, l’azienda ha scombussolato le convenzioni rendendo possibili razzi riutilizzabili – pensa a Falcon 9 e Falcon Heavy – e ha sorpreso tutti con la missione Inspiration4 nel 2021: quattro persone comuni (non astronauti per professione, insomma) hanno passato tre giorni orbitando intorno alla Terra. Questo evento ha insinuato, quasi timidamente, che lo spazio non sia più solo dominio degli esperti. Con progetti ambiziosi come quella che chiamano Starship (ancora avvolta nel mistero, se ci credi, potrebbe portare gente sulla Luna e su Marte), SpaceX sembra davvero determinata a rendere l’esplorazione spaziale accessibile a un pubblico ben più ampio. Chi avrebbe immaginato che, se la Starship dovesse trasportare fino a 100 persone per viaggio, ciascun biglietto potrebbe scendere drasticamente?
Blue Origin, dal canto suo, lanciata da Jeff Bezos nel 2000, punta a esperienze un po’ più brevi ma altrettanto emozionanti fuori dall’atmosfera terrestre, grazie alla sua capsula New Shepard. Nel 2022, ad esempio, la compagnia ha registrato il sesto volo con equipaggio, spingendo passeggeri oltre il noto traguardo dei 100 km – un traguardo che, generalmente parlando, dà il via a nuove possibilità. E non è finita: il Progetto New Glenn, un razzo riutilizzabile per voli orbitali, si prepara per un debutto nel 2024, con l’idea di voli più frequenti e convenienti; il recupero dei booster introduce anche un cenno di sostenibilità, sebbene in maniera non del tutto sistematica.
Dall’altra parte del campo c’è Virgin Galactic, l’idea di lusso in volo messa a punto da Richard Branson, cominciata nel 2004. Con il suo spazioplano VSS Unity, l’azienda offre viaggi suborbitali che, lo ammettiamo pure, hanno un prezzo elevato; nel 2023 sono partiti i voli commerciali a circa 450.000 dollari a persona – un importo che non passa inosservato. Con programmi in partenza dal 2024 e prenotazioni già aperte, l’obiettivo è regalare un’esperienza esclusiva a una clientela di fascia alta, con piani per allargare la flotta e rendere i voli più frequenti, in modo quasi su misura.
Non mancano poi altri attori e idee fresche nel panorama spaziale. Space Adventures, iniziata nel 1998, ha aperto la strada ai viaggi orbitali per singoli, includendo persino brevi soste sulla Stazione Spaziale Internazionale; tra il 2001 e il 2009 hanno inviato sette turisti – un esempio lampante è il miliardario Charles Simonyi, che ha volato due volte. Axiom Space, in collaborazione con SpaceX nella missione Ax-1 del 2022, ha mandato quattro civili in un viaggio di 17 giorni sulla ISS e sta già pensando a moduli privati per personalizzare l’esperienza. In Europa, Arianespace, noto da sempre per il lancio di satelliti, sta valutando l’idea di capsule con equipaggio per missioni suborbitali e orbitali, mentre tra le startup spiccano progetti come quello di Orion Span con l’Aurora Station – un hotel spaziale previsto per il 2027 – e World View Enterprises che propone avventure in «mongolfiera nello spazio» a circa 50.000 dollari, un prezzo decisamente più abbordabile per chi sogna di varcare quel confine.
Infine, i voli suborbitali suscitano un’emozione particolare, dove il senso del meraviglioso si mescola all’aspetto commerciale in modo quasi disordinato – una cosa che, in effetti, rende ogni lancio un evento unico e un po’ imprevedibile. Questi viaggi, in ultima analisi, non sono solo una questione di alta tecnologia, ma raccontano una storia fatta di ambizione, rischi e sogni realizzati – o, a volte, tentativi un po’ incasinati – che accompagnano l’umanità verso lo spazio, in maniera tanto reale quanto imperfetta. Blue Origin e Virgin Galactic offrono viaggi che, una volta superati i 100 km, durano all'incirca 10-15 minuti; un tempo brevissimo ma capace di regalare l’emozione pura di stare a zero gravità, con uno sguardo diretto alla curva delicata della Terra. È una sensazione che si ripete – il cuore che batte forte per quei pochi minuti in cui puoi ammirare, senza artifici, il nostro pianeta da una prospettiva insolita. Per esempio, nel 2021, quando Jeff Bezos salì a bordo, i passeggeri si trovarono a contemplare la sottile curvatura della Terra contro il buio assoluto dello spazio, un’istantanea così intensa da restare impressa.
Soggiorni in orbita
L’idea di una fuga breve a volte si trasforma in qualcosa di più lungo. SpaceX, insieme ad Axiom Space, ha messo in piedi esperienze che si estendono per giorni interi sulla Stazione Spaziale Internazionale. Prendi la missione Ax-1 del 2022: quattro persone comuni hanno trascorso 17 giorni orbitando attorno alla Terra, tra piccole attività scientifiche e momenti in cui si sono semplicemente lasciati incantare dalla vista, vivendo un’esperienza unica – riservata a chi è pronto a investire somme considerevoli.
Viaggi lunari
C’è poi tutto il fermento dei voli intorno alla Luna. Spesso SpaceX progetta missioni in orbita lunare, con biglietti che possono aggirarsi attorno ai 100 milioni di dollari – un numero davvero fuori scala. Naturalmente, quella cifra può far trasalire, ma questi viaggi offrono una specie di danza senza gravità, insieme a un incontro ravvicinato con la superficie lunare. Il progetto DearMoon, l’idea sostenuta dal miliardario giapponese Yusaku Maezawa, propone di invitare otto artisti in un itinerario di sei giorni attorno alla Luna, mescolando un po’ di ispirazione creativa e qualche nozione di scienza, in un modo che, diciamo, rompe gli schemi tradizionali.
Esperimenti a gravità zero
Non tutti, però, hanno bisogno di lasciare completamente il pianeta per vivere un brivido. Aziende come Zero-G Corporation offrono voli parabolici su aerei appositamente modificati, durante i quali ogni oscillazione regala tra i 20 e i 30 secondi di quella sensazione inedita di fluttuazione. Con un costo che si aggira sui 8.000 dollari, si può assaporare, in modo relativamente accessibile, un pezzetto di quell’avventura spaziale senza impegnarsi per una vera esperienza in orbita.
Chi sono i clienti del turismo spaziale?
Un rapido sguardo ai numeri fa capire che il turismo spaziale è come un club molto esclusivo. I voli suborbitali di Blue Origin o Virgin Galactic partono generalmente da prezzi che vanno dai 200.000 ai 450.000 dollari, mentre un soggiorno orbitale con SpaceX può superare tranquillamente i 50 milioni di dollari. E non si tratta solo del viaggio: ci sono costi per la formazione, per l'attrezzatura speciale e persino per l'assicurazione. Ad esempio, la missione Inspiration4 di SpaceX, fortemente sostenuta dal miliardario Jared Isaacman, ha richiesto circa 200 milioni di dollari.
Le aziende, nel frattempo, stanno cercando di abbattere questi costi astronomici sfruttando tecnologie innovative e razzi riutilizzabili. I Falcon 9 di SpaceX hanno già mostrato una riduzione dei costi di lancio del 30-50%, mentre Blue Origin e Virgin Galactic stanno testando modelli di business che includono perfino l’idea di abbonamenti annuali per voli regolari. Altre realtà, infine, si stanno mettendo in pari accordi con agenzie di viaggio per proporre pacchetti completi – dai voli ai soggiorni e tanto altro.
Le sfide tecniche e di sicurezza del turismo spaziale
Anche se il sogno di volare nello spazio affascina e stimola l’immaginazione, va detto che, in buona sostanza, restano diverse sfide tecniche e questioni di sicurezza da risolvere prima che questi viaggi possano diventare una cosa comune. Sicuramente l’idea è affascinante, ma la strada per un trasporto umano sicuro oltre la nostra atmosfera non è ancora tutta in discesa. Il settore spaziale spinge verso innovazioni continue e controlli di sicurezza veramente rigorosi, perché un minimo inciampo potrebbe far saltare tutto.
Integrità strutturale dei veicoli
Parlando di veicoli spaziali, la questione diventa subito affascinantemente intensa. I razzi, ad esempio, non devono solo decollare e rientrare: durante il rientro le temperature possono schizzare fino a quasi 1.650 °C mentre l'astronave si riavvicina alla nostra atmosfera, mettendo a dura prova ogni materiale. Si usano allora soluzioni ingegnose – come le piastrelle termiche in ceramica, quelle stesse usate da SpaceX – che, oltre a salvaguardare l’equipaggiamento, proteggono anche chi viaggia. E non dimentichiamo che i razzi affrontano accelerazioni intorno a 3 G, sia al momento del lancio che durante la discesa, il che rende imprescindibile un’ingegneria di altissimo livello, insomma, quasi a dirlo in modo semplice.
Sicurezza dei passeggeri
Quando si parla di sicurezza, la protezione delle persone è davvero sul primo posto. I sistemi di supporto vitale devono occuparsi di tutto – ossigeno, gestione della temperatura e ogni sorta di imprevisto – e farlo senza esitazioni. Ad esempio, le capsule di Blue Origin hanno sistemi di backup per evitare problemi di depressurizzazione, mentre SpaceX ha scelto di mettere a disposizione tute pressurizzate, un ulteriore strato di protezione per i viaggiatori. Naturalmente, chi intraprende questo viaggio passa attraverso un addestramento davvero accurato – voli di simulazione, esercizi fisici e corsi su come reagire in emergenza – per prepararsi sia all’assenza di gravità che alle forze G che li attendono.
Il pedaggio ambientale del turismo spaziale
C’è però un lato meno brillante: l’impatto sull’ambiente. Ogni lancio di un razzo comporta l’emissione di circa 200-300 tonnellate di CO2,, un dato proveniente da uno studio di Cambridge del 2022. Per dare una prospettiva, questa quantità equivale grossomodo alla produzione annuale di CO2 di circa 20-30 persone in zone molto sviluppate. È curioso – se non paradossale – notare che un volo SpaceX rilascia una quantità simile di CO2 a quella di un aereo transatlantico, anche se porta a bordo molti meno passeggeri. Il colpevole principale è la combustione di cherosene con ossigeno liquido, una tecnica ormai tradizionale nel settore spaziale.
Fortunatamente, ci si sta muovendo verso nuove strade per alleggerire questo impatto. Ad esempio, SpaceX sta già sperimentando il metano liquido nei suoi razzi Starship, una scelta che aiuta a ridurre le emissioni; nel frattempo, Blue Origin si sta orientando verso carburanti “verdi” come l’idrogeno liquido – che produce praticamente solo acqua come sottoprodotto – mentre Virgin Galactic sta testando motori ibridi che mescolano combustibili solidi e liquidi. In questo modo, in un futuro non troppo lontano, i viaggi nello spazio potrebbero divenire un tantino più rispettosi dell’ambiente, anche se siamo ancora all’inizio di questa rivoluzione.